Come stanno in questo
momento Luigi Einaudi e Donato Menichella? Il primo grande economista
e Presidente della Repubblica, l'altro Governatore della Banca
d'Italia, svolsero la loro attività negli anni del Dopoguerra, tra
il '46 e il '61. Quindi in un momento difficilissimo per il nostro
Paese, ma la svolsero così bene tale loro attività, che alla sua
conclusione la lira vinse l'Oscar quale migliore e più forte moneta
del mondo.
Certo, il merito non fu
soltanto loro, ma anche di coloro che, come De Gasperi e altri
politici del momento, credettero in loro e li aiutarono. E tutti gli
Italiani ebbero fede e si rimboccarono le maniche, creando le
condizioni di quel boom economico, che fece dell'Italia, sconfitta e
distrutta, la sesta nazione più ricca e industrializzata del mondo.
Certo, i tempi erano
diversi, ma il loro coraggio e la loro competenza andrebbero bene
anche oggi. Sempre meglio e sempre più dei vari Berlusconi, Tremonti
e Bossi, che hanno ridotto l'Italia a una macchietta inaffidabile,
criticata e risibile agli altri governanti europei, forse non
migliori di loro, ma più capaci di difendere i loro Paesi.
Se dall'Aldilà ci
guardano, e soprattutto li guardano, non stanno bene. Non stanno bene
come gli Italiani vittime delle loro elucubrazioni ora pessimistiche
e ora ottimistiche, ma sempre e comunque da ricovero psichiatrico e
frutto di menzogne e di mistificazioni.
Devono finalmente
andarsene, per essere sostituiti da uomini più credibili. Per esser
sostituiti da uomini della tempra di Einaudi e Menichella. E sarebbe
ora che gli Italiani dismettano il loro abito filo-clientelare, per
avere a disposizione mente e indipendenza per riconoscerli e votarli
alle prossime elezioni.
Non sono ottimista, ma la
mia verità dovevo dirla.