Se oggi l'Inghilterra è
un esempio di democrazia partecipata e liberale, dove l'individuo è
libero e rispettato, ciò lo si deve ai lunghi secoli in cui il suo
popolo ha combattuto contro ogni autorità, quando questa privava un
uomo, anche un solo uomo, della libertà. Non per nulla Lord Acton
affermò che “ la coscienza ha il diritto di giudicare l’autorità”.
Anche l'Italia ha avuto i
suoi ghibellini nemici d'ogni autorità. Il miglior autore certamente
fu Marsilio da Padova. “Le leggi – egli diceva –
derivano la loro autorità dal popolo e non sono valide senza
il suo consenso. Dal momento che l’intero è più grande
delle sue parti, sarebbe sbagliato che una sola parte legiferasse in
luogo dell’intero; e dal momento che gli uomini sono eguali,
sarebbe sbagliato che chicchessia venisse vincolato da leggi prodotte
da un altro. Ma quando tutti gli uomini obbediscono a leggi alle
quali tutti gli uomini hanno dato il loro assenso, essi in realtà si
governano da soli. Il monarca, che viene istituito dal
legislativo per eseguire la sua volontà, deve essere armato di una
forza sufficiente a costringere gli individui, ma
non a dominare sulla maggioranza del popolo. Egli è
responsabile nei confronti del popolo e sottoposto alla legge; il
popolo che lo nomina e gli assegna i suoi doveri deve controllare che
egli obbedisca alla costituzione e deve deporlo se egli la infrange.
I diritti dei cittadini non dipendono dalla fede che essi professano
e nessuno può essere punito a causa della propria religione”.
Si tratta di una
concezione politica così moderna, che si fa fatica a credere che
essa è dovuta a un uomo nato nel 1275 (?) e morto nel 1342. Un uomo
nato e vissuto in pieno Medioevo, quando simili affermazioni erano
inaccettabili, essendo al culmine della sua potenza la Chiesa, che
riteneva se stessa unica interprete della verità rivelata e il
potere laico a essa subordinato. Non per nulla il povero Marsilio fu
detto figlio del demonio.
Così come tale fu definito Federico II, morto proprio nello stesso
anno in cui nasceva Marsilio. Una concomitanza che ci fa considerare
Marsilio come il continuatore sul piano filosofico del pensiero
politico del Re di Sicilia.
Già
tutto ciò meriterebbe un libro e gli approfondimenti necessari a
farci capire quanta fatica è costata agli uomini la conquista “del
diritto a giudicare l'autorità”, come affermava Acton. Ma io non
sono uno storico e mi accontento di servirmi del pensiero di Acton e
di Marsilio, per dimostrare quanto siano assenti le loro convinzioni
nell'Italia d'oggi e a Cefalù in particolare.
Che
cos'è accaduto nel maggio 2012 a Cefalù? I suoi cittadini hanno
nominato Rosario Lapunzina sindaco e ora dovrebbero controllare che
egli obbedisca alla costituzione e che non domina la maggioranza del
popolo,
come invece non è, per cui essi dovrebbero deporlo.
Siamo tornati indietro di circa ottocento anni; siamo tornati in
pieno Medioevo. Eppure questa Città reagisce con il peggiore degli
immobilismi: tace e si dispera, accettando tutto come se fosse
inevitabile e quasi naturale.
Siamo
di fronte a un'impotenza ormai invincibile.