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giovedì 31 luglio 2014

Un sindaco da deporre (come troppi parlamentari)

Se oggi l'Inghilterra è un esempio di democrazia partecipata e liberale, dove l'individuo è libero e rispettato, ciò lo si deve ai lunghi secoli in cui il suo popolo ha combattuto contro ogni autorità, quando questa privava un uomo, anche un solo uomo, della libertà. Non per nulla Lord Acton affermò che “ la coscienza ha il diritto di giudicare l’autorità”.
Anche l'Italia ha avuto i suoi ghibellini nemici d'ogni autorità. Il miglior autore certamente fu Marsilio da Padova. “Le leggi – egli diceva – derivano la loro autorità dal popolo e non sono valide senza il suo consenso. Dal momento che l’intero è più grande delle sue parti, sarebbe sbagliato che una sola parte legiferasse in luogo dell’intero; e dal momento che gli uomini sono eguali, sarebbe sbagliato che chicchessia venisse vincolato da leggi prodotte da un altro. Ma quando tutti gli uomini obbediscono a leggi alle quali tutti gli uomini hanno dato il loro assenso, essi in realtà si governano da soli. Il monarca, che viene istituito dal legislativo per eseguire la sua volontà, deve essere armato di una forza sufficiente a costringere gli individui, ma non a dominare sulla maggioranza del popolo. Egli è responsabile nei confronti del popolo e sottoposto alla legge; il popolo che lo nomina e gli assegna i suoi doveri deve controllare che egli obbedisca alla costituzione e deve deporlo se egli la infrange. I diritti dei cittadini non dipendono dalla fede che essi professano e nessuno può essere punito a causa della propria religione”.
Si tratta di una concezione politica così moderna, che si fa fatica a credere che essa è dovuta a un uomo nato nel 1275 (?) e morto nel 1342. Un uomo nato e vissuto in pieno Medioevo, quando simili affermazioni erano inaccettabili, essendo al culmine della sua potenza la Chiesa, che riteneva se stessa unica interprete della verità rivelata e il potere laico a essa subordinato. Non per nulla il povero Marsilio fu detto figlio del demonio. Così come tale fu definito Federico II, morto proprio nello stesso anno in cui nasceva Marsilio. Una concomitanza che ci fa considerare Marsilio come il continuatore sul piano filosofico del pensiero politico del Re di Sicilia.
Già tutto ciò meriterebbe un libro e gli approfondimenti necessari a farci capire quanta fatica è costata agli uomini la conquista “del diritto a giudicare l'autorità”, come affermava Acton. Ma io non sono uno storico e mi accontento di servirmi del pensiero di Acton e di Marsilio, per dimostrare quanto siano assenti le loro convinzioni nell'Italia d'oggi e a Cefalù in particolare.
Che cos'è accaduto nel maggio 2012 a Cefalù? I suoi cittadini hanno nominato Rosario Lapunzina sindaco e ora dovrebbero controllare che egli obbedisca alla costituzione e che non domina la maggioranza del popolo, come invece non è, per cui essi dovrebbero deporlo. Siamo tornati indietro di circa ottocento anni; siamo tornati in pieno Medioevo. Eppure questa Città reagisce con il peggiore degli immobilismi: tace e si dispera, accettando tutto come se fosse inevitabile e quasi naturale.
Siamo di fronte a un'impotenza ormai invincibile.



lunedì 28 luglio 2014

Cefalù: società democrtica o società tribale?


Il linguaggio, dopo che gli uomini ne ebbero uno, fu usato dapprima per comunicare, ma in seguito ci se ne servì anche per nascondere il proprio pensiero. Soprattutto questo secondo uso piacque tanto ai politici, che se ne servivano, e purtroppo se ne servono, per “conquistare” consenso. E questa abitudine è vecchia tanto quanto la democrazia: si pensi ai sofisti, “artisti della parola”, e ai primi passi della democrazia ad Atene nel V secolo avanti Cristo.
Con il tempo, ma dopo tanto tempo, quando la democrazia rinacque, prima in Inghilterra e dopo la Rivoluzione francese in Europa, si cercò di porre rimedio a quest'uso distorto del linguaggio e lo si trovò nel dibattito, conseguenza diretta delle libertà di pensiero e di espressione.
L'intervento di ieri a Radio Cammarata del Sindaco Lapunzina, tenuto senza dibattito, come già nell'antica Grecia preferivano i demagoghi e come ancora è preteso da coloro che amano nascondere il proprio pensiero, è un'involuzione millenaria della democrazia. A questa involuzione ci ha portato la politica di Lapunzina!
Persa la sua maggioranza in Consiglio, egli non è più il controllato che controlla il proprio controllore. Non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò, se egli fosse disposto ad accettare il “dibattito” e quindi a non essere l'unico decisore delle scelte per il buon andamento della Città. Questo “dibattito” egli ha mostrato più volte di non gradirlo o lo ha concesso, obtorto collo, quando sapeva che eventuali votazioni gli garantivano la vittoria. Oggi che non ha più questa garanzia, si appella ancora al popolo, nella speranza che, in assenza di contraddittorio, la sua opinione diventi verità assoluta.
Non tralascia, per essere più convincente, di richiamarsi a dissesti evitati, dimenticando di precisare che essi non sono stati evitati, ma soltanto sospesi o rimandati, e in nome di questi presunti successi accusa d'irresponsabilità quella parte del Consiglio, che gli si oppone. Finge di non capire che non è a lui che si oppongono, ma alle scelte irresponsabili, che hanno ridotto Cefalù e i suoi cittadini a uno stato di arretratezza, che forse ha origini nelle amministrazioni precedenti, ma che oggi, dopo due anni di sua amministrazione, ha raggiunto l'acme.
Conoscere le cause del bene non dà agli uomini maggiore felicità, ma conoscere le cause del male dà invece la possibilità di evitarlo. E siccome per conoscerlo bene è necessario il contributo di tutti, ecco spiegata la necessità che di esso parlino tutti, persino coloro che lo negano, affinché i cittadini possano agire, per evitarlo. Ecco spiegata la necessità della polemica, della critica e del contraddittorio: tutte cose assenti nella trasmissione di ieri.
In un simile contesto hanno perso ogni importanza gli annunci di un futuro paradisiaco e dell'intervento è rimasto soltanto il sapore amaro di una retorica senza logica, con tanta mistificazione e in alcuni tratti condita di arroganza.