Forse
in molti non sanno che Alberto Mantovani, direttore scientifico di
Humanitas, è uno dei ricercatori più citati al mondo. Non lo sanno
sicuramente Crocetta, Gucciardi e Lapunzina.
Forse
ancora in molti non sanno che nel data base che contiene tutte le
pubblicazioni relative alle ricerche (Pubimed) nel mondo, il primo
posto è occupato dai ricercatori italiani in immunologia, in
oncologia e in ematologia. Non lo sanno sicuramente Crocetta,
Gucciardi e Lapunzina.
In
un suo articolo su La Repubblica
così Letizia Gabaglio: “In
assenza di finanziamenti pubblici, il lavoro dei ricercatori è tutto
nelle mani delle aziende. Che spesso decidono di puntare sull'Italia
e sul suo potenziale di innovazioni in oncologia, ematologia,
dermatologia, reumatologia perché i ricercatori sono tra i più
bravi. Certamente lo fa la biotech americana Celgene, che investe
sugli italiani più di quanto non faccia in altri paesi europei: il
doppio che in Gran Bretagna, Francia o Germania. La ragione la spiega
l'amministratore delegato Pasquale Frega: «Il nostro modo di fare
innovazione si sposa bene con lo spirito di ricerca italiano.
Lavoriamo molto sulle malattie rare o su quelle che non hanno ancora
una risposta adeguata. È una sfida che gli italiani dimostrano di
saper raccogliere al meglio. Anche se manca ancora una strategia
precisa per attrarre sempre più aziende».”
Appunto,
manca ancora una strategia precisa per attrarre sempre più aziende;
sempre meno sostegno ai giovani ricercatori, che, a causa delle
pastoie burocratiche e dell'insipienza della classe politica, vanno
sempre più spesso a lavorare all'Estero. Alla nostra burocrazia e
alla nostra politica compete soltanto l'impegno alla creazione di
precari e di parlarsi addosso. Scienza e coscienza, sapienza e
cultura, neanche a parlarne. Soprattutto nel caso di Crocetta,
Gucciardi e Lapunzina.
Una
ulteriore e forse definitiva prova l'abbiamo avuta sulla questione
del piano regionale siciliano, che riguarda il Giglio di Cefalù,
uscito dalla decadenza di ospedale pubblico con la Fondazione San
Raffaele-Giglio, durante la quale sono stati spesi sì tanti soldi,
ma lo si è trasformato, se non un ospedale d'eccellenza, certamente
in un ospedale, che all'eccellenza poteva aspirare.
Ancor
più questa meta sembrava più vicina grazie alla nuova dirigenza,
che ne ha cancellato i debiti pregressi e dopo due anni di sacrifici
si avviava a una strategia di sviluppo. Sembrava cosa fatta, quando
inopinatamente la Regione aveva minacciato di chiuderne proprio quei
reparti, che avrebbero permesso all'ospedale di svilupparsi verso la
via dell'eccellenza.
Una
levata di scudi da parte di tutti gli interessati, ivi comprese le
popolazioni dei Nebrodi e delle Madonie, che nell'ospedale di Cefalù
hanno da anni un riferimento sanitario sicuro. I poveri Sindaci del
Distretto sanitario, come sospinti dalla rabbia di questa popolazione
– che in fondo rappresentava il loro elettorato – si sono
svegliati e subito hanno cavalcato la protesta. Erano però come
ancora addormentati, perché non hanno capito come motivare la loro
protesta e si sono limitati, alcuni, a minacciare la restituzione
della tessere del loro partito. Non capivano, i poveretti, che la
difesa del Giglio non doveva basarsi su una simile inutile minaccia,
ma su argomentazioni diverse, che avrebbero dovuto mostrare come da
questo ospedale, così com'è, possono ottenersi grandi cose, come
quelle descritte sopra e come quelle che ho indicato nel seguente
intervento: http://www.qualecefalu.it/node/19915#.
Purtroppo,
però, abbiamo una classe politica regionale e locale nemica della
cultura, del progresso scientifico e, soprattutto, di quello
sanitario. Politici dannosi persino alla salute dei loro elettori.
Così
non accadeva neppure nel Basso Medioevo, quando si moriva ancora di
peste! Perché accade? Perché un investimento pubblico di miliardi
delle vecchie lire dovrebbe essere destinato al nulla, invece di
trasformarsi in un faro di ricerca sanitaria e di salvezza per i
malati? Perché questo basso profilo da parte della politica, che
finora, dicendo e non dicendo, ha trattato questo vitale problema
come se si trattasse dei precari della Forestale e di quelli
impegnati nei Comuni? Perché ci si dimentica che in Italia e in
Sicilia ci sono giovani ricercatori, che il mondo intero c'invidia e,
quando può, ci ruba?