Anche a me è accaduto,
andando alla ricerca delle responsabilità degli errori dei politici
in un sistema democratico, quale dovrebbe essere il nostro, di
addebitarle agli elettori, perché sceglievano male i loro
rappresentanti.
Oggi, invece, dopo
riflessioni, che cercherò di descrivere di seguito, sono giunto alla
conclusione che forse gli elettori non sono così responsabili, come
credevo e come molti critici credono.
Intanto, occorre
stabilire chi sceglie i candidati, fra i quali gli elettori devono
operare la loro seconda scelta trasparente. Rispondere è
indispensabile, per trovare le responsabilità del cattivo
funzionamento del nostro sistema politico. È quindi necessario
esaminare che cosa accade prima della della scelta elettorale. Questo
perché, se la scelta elettorale dovrà compiersi non tra uomini
capaci d'essere leader, ma fra rettili offerti da un sistema
partitico o movimentista, che non opera con trasparenza, pur
essendosi inventate le “primarie” o il voto web per compiere tale
scelta.
Che cosa fare, allora?
Inventarsi un nuovo partito o un nuovo movimento? Credo che sarebbe
inutile. Questo partito avrebbe difficoltà a far familiarizzare
l'opinione pubblica con i suoi programmi o a rendersi credibile con i
mezzi d'informazione. Per di più i partiti politici hanno
predisposto regole elettorali favorevoli ai propri candidati.
Occorre, però,
intervenire prima dell'offerta delle candidature. Sicuramente la cosa
è difficile, quasi impossibile, nel caso di elezioni nazionali e
persino regionali, ma è possibile nel caso di elezioni comunali. In
questo caso gli elettori non dovranno subire un regime predatorio
come quello che da oltre un quarantennio governa l'Italia ed esso non
potrà alimentarsi dell'appoggio elettorale degli uomini
rappresentano i suoi partiti come satrapi locali. L'elezione di
uomini al di fuori di tali partiti, infatti, toglierebbe forza a
questi partiti e renderebbe impossibile la gestione delle clientele.
Ammetto che inizialmente
queste amministrazioni locali indipendenti subiranno una lotta
spietata della politica regionale e nazionale, magari con il sistema
del diniego dei finanziamenti per le infrastrutture necessarie e
persino con l'imposizione di tassazioni più elevate, ma a fronte
della resistenza delle loro rappresentanze finiranno con il cedere.
La gente che ha eletto i sindaci, infatti, sarà pronta a seguirne le
scelte nel momento delle elezioni e non voterà certamente per uno
dei suoi tiranni. S'invertirà finalmente l'andazzo attuale, che vede
i cittadini assediati dalla propaganda, impauriti e trattati con
disprezzo dei loro diritti. Disprezzo tanto più cinico, quanto più
viene dal loro diretto rappresentante, il sindaco.
Non c'è dubbio che tale
inversione di tendenza salverebbe Cefalù e, se il suo esempio fosse
seguito da altri Comuni, salverebbe anche l'Italia. S'immagini il
ruolo storico di Cefalù!
I Cefalutani saranno
capaci alle prossime elezioni di compiere scelte così pacifiche, ma
nel contempo così rivoluzionarie? Dal loro seno sapranno proporsi
uomini nuovi, degni di mettersi a capo di una simile rivoluzione?
Confesso che non ho una risposta, ma non dubito che questa è una
delle ultime occasioni che ha Cefalù per liberarsi dei lacci
clientelari, che hanno reso precaria la vita dei suoi cittadini e
incerto il futuro dei loro figli. Nel prossimo maggio 2017 potranno
dimostrare di essere cittadini, titolari di diritti inalienabili, e
non vili sudditi.