Due giorni fa ho concluso
un mio intervento (http://www.qualecefalu.it/node/17278)
con un grazie di tutto, Sindaco!
Lo ringraziavo per il regalo di ben tre commissari, che
rappresentavano non solo la prova che egli non si era dimostrato buon
amministratore, ma anche la perdita di ogni autonomia del nostro
Comune. Per dirla con una metafora, la nomina dei commissari equivale
all'intrusione in casa nostra di qualcuno che ordina la disposizione
dei mobili e persino la lista di quel che ci è lecito mangiare.
Nello stesso giorno il Sindaco, sollecitato da una interrogazione
consiliare, scriveva ai Sindaci dei Comuni di Castelbuono, Collesano,
Campofelice di Roccella, Gratteri, Isnello, Lascari, Pollina, San
Mauro Castelverde e Scillato, per sollecitarli a dare la loro
disponibilità a contribuire alle spese relative all'Ufficio del
Giudice di Pace. Tutto ciò ad appena un mese dalla scadenza imposta
dal Governo per aderire alla deroga.
Il nostro Sindaco crede che in trenta giorni i suoi omologhi potranno
riunire i loro Consigli e ottenere da essi una delibera di assenso
alla richiesta del Sindaco di Cefalù. Il crederlo, però, non basta
a cambiare un fatto possibile in probabile.
Comunque, diamo per probabile che tutto si concluda entro il termine.
È lecito chiedersi, però, perché l'invito del nostro Sindaco è
partito soltanto trenta giorni prima della scadenza, sebbene la norma
abbia la veneranda età di quattro mesi? Come mai non ci si è
pensato in tempo utile?
Sono domande, alle quali un sindaco buon amministratore e rispettoso
dei diritti dei cittadini dovrebbe rispondere. Temo, però, che il
nostro non ne abbia gli argomenti.
E allora, che cosa dovrebbe fare per non far correre alla Città il
rischio di perdere questa ultima occasione, per conservare la
presenza di un Giudice di Pace? Basterebbe che egli non aspettasse
l'adesione degli altri Comuni, che potrebbero aderire in seguito, e
desse invece l'adesione del nostro Comune soltanto, come la norma
concede.
Io non so se il Sindaco Lapunzina conosce bene la storia di Cefalù,
ma vorrei ricordargli che Cefalù fu sede di pretura, finché queste
esistettero. Anche in periodo borbonico a Cefalù esistevano uffici
giudiziari. Anzi, proprio in quel periodo il re, titolare del
diritto, era rappresentato anche da alcuni nobili, ai quali i
viaggiatori potevano rivolgersi, come se si trattasse del Tribunale
del Re. Le case e le ville di questi nobili, perché le si
riconoscesse a distanza, avevano al loro interno un'alta palma
visibile a lunga distanza.
Allora
non c'era il punteruolo rosso,
ma non c'era neppure il sindaco Lapunzina e neppure il PD. Allora
c'era soltanto un Re, spesso poco liberale, ma preoccupato del bene
dei suoi sudditi, perché sapeva che anche il suo potere assoluto
aveva un limite, come avevano dimostrato la Magna
Charta
in Inghilterra e la Rivoluzione
in Francia.
Oggi, invece, i nostri amministratori si comportano come il
punteruolo rosso con le palme e fanno morire la palma simbolica del
diritto e tutti gli uffici a esso collegati.
Il
nostro Sindaco lo fa con maggiore astuzia: coinvolge
gli altri Sindaci, per poter dire che è loro la colpa della perdita.
Lo fa, premunendosi di un capro espiatorio, visto che il passato non
gliel'ha dato per tempo. Questa sì che è abilità amministrativa,
per la quale è giusto che ripeta: grazie
di tutto, Sindaco!