Come sicuramente potranno
confermare coloro che “hanno titoli certificati e verificati”,
quando nell'antica Roma un generale vincitore attraversava la città
in trionfo, un uomo stava alle sue spalle per sussurrargli:
“ricordati che sei un uomo”.
Se
Renzi fosse un generale romano, oggi gli spetterebbe il trionfo, con
la differenza che l'uomo alle sue spalle gli sussurrerebbe:
“ricordati che sei in Italia”. E l'essere in Italia lo costringe
a trattare non con i militi di una legione o con i senatori della
Repubblica Romana, ma con le ramificazioni locali del suo esercito
(il PD), che certamente sono meno affidabili.
Il PD
siciliano è una di queste ramificazioni e quello cefalutano è una
sua sub-ramificazione. Esse seguono quelle che potremmo definire le
strategie delle visioni oniriche, che sono realtà soltanto durante
il sonno della ragione e dell'intelletto, ma che al levar del sole
scompaiono persino dalla nostra memoria, come scompaiono – se non
sono scritti nella loro immediatezza a futura memoria - non appena
si avverano.
Se
Renzi dovesse astenersi dal rottamare i tanti segretari e i sindaci,
espressioni di queste ramificazioni locali, il suo disegno di una
nuova politica sarebbe destinato a restare solamente uno sterile
esercizio dialettico-politico, come i tanti ai quali siamo abituati a
Cefalù e in Sicilia.
Io
non so se la lettura di Tocqueville ha fatto parte della sua cultura
politica, ma ritengo che egli non possa non richiamarsi alla sua La
democrazia in America, specialmente laddove egli afferma che nel
comune risiede la forza dei popoli liberi.
Intendendo con ciò affermare che in assenza delle libertà locali e
della loro autonomia, non possono esistere cittadini,
ma soltanto sudditi.
Già questa considerazione, da sola, dimostra quanto sia importante
colui che viene eletto a capo della comunità locale – il sindaco,
nel nostro caso. Egli non dev'essere l'esecutore di farraginose
leggine e neppure il referente di politici nazionali, ma il garante
dell'autonomia e della libertà dei
cittadini che l'hanno eletto. Egli non dovrà lasciare impoverire
questa sua comunità dell'acqua potabile, per correre dietro alle
scelte demenziali di una Regione creatrice di carrozzoni; non
dev'essere passivo di fronte al furto del suo litorale, non soltanto
perché così stabiliscono in
alto, ma perché non è
stato capace di fornire il Comune degli strumenti previsti dalla
legge; non deve consentire la scomparsa di uffici statali, che sono
garanzia di amministrazione della giustizia. Se lo consente, infatti,
egli ha fatto dei cittadini, che l'hanno eletto, soltanto dei sudditi
senza libertà effettiva. Perché meravigliarsi se nelle ultime
elezioni in oltre 8.000 si sono astenuti dal votare? Sapevano come la
loro partecipazione al voto non avrebbe comportato il loro diritto di
sapere, di controllare ed eventualmente di punire.
Lo sapevano per esperienza acquisita in questi due anni di
amministrazione, in cui ogni cosa è stata decisa prima e soltanto
dopo, a cose fatte, è stata portata a conoscenza dell'opinione
pubblica. Anche quando la decisione riguardava un fatto strettamente
locale, come nel caso del traffico urbano.
Siccome
l'amministrazione locale non ha soltanto la funzione di esercitare
un'autonomia, ma quella più importante di educare gli uomini
all'esercizio della libertà, trasformandoli da sudditi in cittadini,
appare chiaro come sia importante la funzione dell'ente locale per
favorire la creazione di una nazione di uomini liberi. Una nazione
come quella che Renzi ha promesso di creare con le sue riforme, che
resterebbero soltanto vuoto esercizio politico, se non provvedesse
contemporaneamente ad allontanare – a
rottamare, com'egli ama
dire – il politicume locale e conservatore (nel significato
semantico negativo).
Il
mio commento, per essere più chiaro, dovrebbe dilungarsi ancora di
più, ma finirei con il venir meno al mio impegno della brevità.
D'altronde, come dicevano i Latini, intelligenti
pauca.