Forse non tutti sanno che
il valore di un uomo si misura, secondo una vulgata corrente, dal
successo elettorale che ottiene, se si dà alla politica, o dalla
ricchezza che riesce a conquistare, se si dà agli affari.
La cosa potrebbe non
farci meraviglia. Ricordo di aver letto da ragazzo nel Conte di
Montecristo la risposta che uno
dei personaggi diede a chi gli chiedeva come mai quell'uomo era
conte: “in un'epoca in cui il denaro è re, tutti possono
essere nobili”.
Oggi,
però, l'uno e l'altro, il politico o l'uomo d'affari, non si
accontentano più di un titolo nobiliare, ma vogliono onori
più tangibili e più prosaici. Non soltanto finanziariamente – il
che sarebbe un danno poco grave per i cittadini – ma vogliono anche
l'onore dell'infallibilità.
E
così si chiudono nelle “segrete stanze”, dove discutono non dei
problemi veri della società, ma dell'eco che giunge alle loro
orecchie. In questo modo i problemi sono soltanto un'occasione per
esercitarsi nell'arte dell'inganno, servendosi dello strumento della
parola. Parole che vengono fuori come risonanza dell'eco, per cui
sono prive di qualsivoglia riferimento concreto.
Sono
soltanto promesse, che vorrebbero tacitare l'eco, ma non la voce
reclamante soluzioni. Esse servono solamente a negare ogni ragion
d'essere a ogni pensiero dissonante, che critica e consiglia
inutilmente.
Ogni
cittadino dovrebbe aver la pazienza di riascoltare attentamente i
dibattiti consiliari, soprattutto nelle parti riguardanti la
cosiddetta maggioranza, per farsi un'idea di quel che dico. E se non
bastasse, potrebbe rileggersi i comunicati del Sindaco oppure
potrebbe richiamare alla memoria le innumerevoli manifestazioni
improvvisate, con nessun'altra spinta concettuale, se non quella di
apparire.
Il
cittadino attento potrebbe pure passare in rassegna non soltanto gli
interventi privati in danno del paesaggio e delle antiche
architetture tradizionali, ma persino quelli dell'Amministrazione
pubblica, che sembrano troppo spesso dettate da incompetenza. Degli
uni e degli altri ne abbiamo parlato più volte e, con buona pace
degli infallibili, ne
parleremo sempre, quando sarà necessario. Lo dichiariamo a chiare
lettere, perché essi sappiano che non potranno continuare
impunemente a decidere nel segreto del futuro della nostra Città.
Ricorderemo
anche tutte le volte che hanno taciuto, pur di non riflettere sulle
critiche rivolte loro su scelte sbagliate a proposito del dissesto,
del mancato
rispetto del litorale,
degli interventi
sbagliati a tutela degli angoli caratteristici del paese,
della incapacità a
risolvere il problema dell'acqua,
dell'improvvisazione
nell'organizzazione degli eventi,
dell'assenza totale di una strategia
del turismo:
ci ricorderemo di tutte queste cose e ci formeremo un giusto giudizio
su chi in questi ultimi due anni ha (dis)amministrato il Paese,
credendo di essere l'unico in grado di farlo e sparando ad alzo zero
le sue cannonate demagogiche contro il passato e contro la povertà
delle casse comunali, con il solo scopo di essere assolto.
Tutta
questa inviperita demagogia ha funzionato forse nel primo anno
d'amministrazione, ma ormai la stragrande maggioranza dei cittadini
se ne dichiara stanca. Essi sembrano ormai disillusi e il sentirsi
tali è giustificato da tutti i cinque sensi: l'olfatto,
per quel che riguarda il depuratore mal funzionante; la vista,
per il continuo oltraggio al patrimonio artistico e naturale;
l'udito,
per il totale inquinamento acustico del Centro Storico, invaso da
motorette e karaoke improvvisato; il gusto,
ormai perduto per l'assenza di prodotti alimentari locali e per l'uso
esagerato di sale; il tatto,
che non permette più di toccare senza rischi persino i fiori lungo
le vie cittadine, troppo coperti del nero dello smog, che ne nasconde
persino il colore naturale (avete mai visto in natura le margherite
grigie?!).
Di
fronte a questo sfacelo culturale, politico, economico e sociale si
pone un'Amministrazione senza competenza, che confonde l'azione con
l'agitazione, come nel caso del turismo, quando passa dai Russi ai
Tedeschi con quella che i Francesi chiamano irresponsabile
nonchalance, che
per noi diventa noncuranza.
Allora la domanda diventa una soltanto: sopravviverà Cefalù?
Soltanto in una sfera di cristallo potrà leggersi una risposta
ottimistica, per chi ha la fantasia di crederci, perché per la
ragione umana la risposta non può che essere NO!
A meno che...