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venerdì 25 aprile 2014

Il Conte di Montecristo in Municipio

Forse non tutti sanno che il valore di un uomo si misura, secondo una vulgata corrente, dal successo elettorale che ottiene, se si dà alla politica, o dalla ricchezza che riesce a conquistare, se si dà agli affari.
La cosa potrebbe non farci meraviglia. Ricordo di aver letto da ragazzo nel Conte di Montecristo la risposta che uno dei personaggi diede a chi gli chiedeva come mai quell'uomo era conte: “in un'epoca in cui il denaro è re, tutti possono essere nobili”.
Oggi, però, l'uno e l'altro, il politico o l'uomo d'affari, non si accontentano più di un titolo nobiliare, ma vogliono onori più tangibili e più prosaici. Non soltanto finanziariamente – il che sarebbe un danno poco grave per i cittadini – ma vogliono anche l'onore dell'infallibilità.
E così si chiudono nelle “segrete stanze”, dove discutono non dei problemi veri della società, ma dell'eco che giunge alle loro orecchie. In questo modo i problemi sono soltanto un'occasione per esercitarsi nell'arte dell'inganno, servendosi dello strumento della parola. Parole che vengono fuori come risonanza dell'eco, per cui sono prive di qualsivoglia riferimento concreto.
Sono soltanto promesse, che vorrebbero tacitare l'eco, ma non la voce reclamante soluzioni. Esse servono solamente a negare ogni ragion d'essere a ogni pensiero dissonante, che critica e consiglia inutilmente.
Ogni cittadino dovrebbe aver la pazienza di riascoltare attentamente i dibattiti consiliari, soprattutto nelle parti riguardanti la cosiddetta maggioranza, per farsi un'idea di quel che dico. E se non bastasse, potrebbe rileggersi i comunicati del Sindaco oppure potrebbe richiamare alla memoria le innumerevoli manifestazioni improvvisate, con nessun'altra spinta concettuale, se non quella di apparire.
Il cittadino attento potrebbe pure passare in rassegna non soltanto gli interventi privati in danno del paesaggio e delle antiche architetture tradizionali, ma persino quelli dell'Amministrazione pubblica, che sembrano troppo spesso dettate da incompetenza. Degli uni e degli altri ne abbiamo parlato più volte e, con buona pace degli infallibili, ne parleremo sempre, quando sarà necessario. Lo dichiariamo a chiare lettere, perché essi sappiano che non potranno continuare impunemente a decidere nel segreto del futuro della nostra Città.
Ricorderemo anche tutte le volte che hanno taciuto, pur di non riflettere sulle critiche rivolte loro su scelte sbagliate a proposito del dissesto, del mancato rispetto del litorale, degli interventi sbagliati a tutela degli angoli caratteristici del paese, della incapacità a risolvere il problema dell'acqua, dell'improvvisazione nell'organizzazione degli eventi, dell'assenza totale di una strategia del turismo: ci ricorderemo di tutte queste cose e ci formeremo un giusto giudizio su chi in questi ultimi due anni ha (dis)amministrato il Paese, credendo di essere l'unico in grado di farlo e sparando ad alzo zero le sue cannonate demagogiche contro il passato e contro la povertà delle casse comunali, con il solo scopo di essere assolto.
Tutta questa inviperita demagogia ha funzionato forse nel primo anno d'amministrazione, ma ormai la stragrande maggioranza dei cittadini se ne dichiara stanca. Essi sembrano ormai disillusi e il sentirsi tali è giustificato da tutti i cinque sensi: l'olfatto, per quel che riguarda il depuratore mal funzionante; la vista, per il continuo oltraggio al patrimonio artistico e naturale; l'udito, per il totale inquinamento acustico del Centro Storico, invaso da motorette e karaoke improvvisato; il gusto, ormai perduto per l'assenza di prodotti alimentari locali e per l'uso esagerato di sale; il tatto, che non permette più di toccare senza rischi persino i fiori lungo le vie cittadine, troppo coperti del nero dello smog, che ne nasconde persino il colore naturale (avete mai visto in natura le margherite grigie?!).
Di fronte a questo sfacelo culturale, politico, economico e sociale si pone un'Amministrazione senza competenza, che confonde l'azione con l'agitazione, come nel caso del turismo, quando passa dai Russi ai Tedeschi con quella che i Francesi chiamano irresponsabile nonchalance, che per noi diventa noncuranza.
Allora la domanda diventa una soltanto: sopravviverà Cefalù? Soltanto in una sfera di cristallo potrà leggersi una risposta ottimistica, per chi ha la fantasia di crederci, perché per la ragione umana la risposta non può che essere NO!
A meno che...

lunedì 21 aprile 2014

Uno scellerato misfatto in Comune



La data dell'ultimo Consiglio comunale passerà sicuramente alla storia, per essere stato esso l'artefice di un atto scellerato, i cui effetti rischiano d'essere gravissimi anche in futuro, perché altri potrebbero apprendere la lezione sbagliata impartitaci da ben otto consiglieri.
Essi hanno dimenticato che i primi due commi dell'articolo 21 della Costituzione così recitano: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Non so se per ignoranza dell'articolo o per misconoscimento dei sacri principi, che sono alla base dell'intera intelaiatura della nostra Carta Costituzionale – per la cui affermazione morirono non pochi uomini – ma sta di fatto che durante l'ultimo Consiglio comunale ben otto consiglieri su venti hanno presentato quella che erroneamente hanno definito pregiudiziale, mentre invece era soltanto un bavaglio, perché aveva il solo scopo d'impedire di discutere un punto all'ordine del giorno.
Tutti, e fra essi Piero Calamandrei, si saranno rivoltati nella tomba, prendendo atto di quanto siano cattivi discepoli questi consiglieri. Lo stesso sarà accaduto ai tanti indimenticati cefaludesi, come Spinuzza e Mandralisca, che si batterono per la libertà. E dire che fra gli otto ce n'è uno che dichiara di avere la passione per la storia!
Fa specie, infatti, pensare che tale finta pregiudiziale sia stata presentata in un consesso democraticamente eletto per essere un baluardo proprio a difesa della democrazia, della libertà e del “diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero”. Eppure è accaduto, a dimostrazione che qualunque siano le ignoranze sommate, il risultato non potrà non essere che ancora un'ignoranza!
E quando l'ignoranza è sostenuta dalla forza dei numeri, s'impone alla sapienza, come s'impose a Socrate e a Gesù. Nulla di strano, dunque, che essa si sia imposta in Consiglio, impedendo di discutere su una questione, dalla quale deriveranno forse danni ingenti alle casse comunali.
Come ci ha insegnato un grande uomo di cultura, una democrazia non ha bisogno di oratori, ma di ascoltatori. Come credere che in Consiglio ci sia democrazia, se non soltanto non si vuole ascoltare, ma vi si toglie persino la parola?!
Ancora più specie fa il fatto che la cosiddetta pregiudiziale abbia avuto il parere favorevole del Segretario comunale, che, secondo la normativa, dovrebbe avere il compito, tra l'altro, di essere colui che esprime il parere sul rispetto delle norme giuridiche e, in particolare, della Costituzione!
Insomma, dobbiamo prendere atto che il problema del Consiglio non sarà risolvibile, finché non sarà imposto il rispetto dei principi basilari della Costituzione. Il resto, tutto il resto, sarà soltanto il prevalere dell'arroganza, che purtroppo fa rima con ignoranza.