Potremmo convincerci, a
guardare le cose italiane, che siamo in presenza di un ritorno alla
società feudale, che da Carlo Magno al secolo XIV governò l'Europa,
permettendo, fra errori e crisi d'ogni genere, una lenta crescita
socio-economica. In questi secoli di feudalesimo imperante nacquero,
infatti, le università, le cattedrali e i parlamenti. Si affermarono
le realtà comunali e ad alcune di esse si deve lo sviluppo della
marineria commerciale (Venezia, Genova ecc.) e non pochi degli
strumenti necessari per una contabilità, che esigeva un sempre
maggiore controllo (la partita doppia dei Fiorentini, i banchi
fiorentini e fiamminghi ecc.).
Tutto subì un notevole
rallentamento – quando non pure un regresso – quando il famoso Re
Sole, quel guerrafondaio di Luigi XIV, non decise di affidare il suo
regno a propri servitori, che finirono con il formare la cosiddetta
nobiltà di toga, in opposizione alla nobiltà di spada, ch'era stata
il primo sostegno del feudalesimo di Carlo Magno.
Era la degenerazione del
feudalesimo. Questa nobiltà di toga era formata dai servi sciocchi
del re assoluto, che controllavano in suo nome i tribunali, le
famigerate esattorie e ogni respiro dei cittadini, sudditi per
l'occasione. Era nata la burocrazia!
Quando
poi, con la Rivoluzione francese, emise i suoi primi vagiti la pseudo
democrazia dell'Europa continentale – perché quella inglese
rispettò di più le autonomie locali, base del feudalesimo – i
rivoluzionari, che della nobiltà di toga erano gli esponenti,
conservarono alla Francia il suo centralismo, che presto fu imitato
in tutto il resto d'Europa, Italia compresa.
Questa
dittatura della burocrazia tornò utile anche ai politici, che la
difesero e la potenziarono, per difendere i loro privilegi. Vani
furono i tentativi dei costituzionalisti per correggere le
disfunzioni di questa pseudo democrazia, negatrice di libertà e di
dignità dei cittadini. Essa continuò imperterrita ad affermarsi,
anche quando nacquero le prime associazioni sindacali e partitiche,
perché non le si considerò uno strumento per potenziare le libertà
locali, ma soltanto strumenti per difendere privilegi.
Ed
è nel privilegio che
risiede la forza della nuova burocrazia e della nuova politica,
reciprocamente complici. Non potrebbero sopravvivere, se il cittadino
la smettesse finalmente di considerare lo Stato come elargitore di
privilegi e non come difensore della giustizia e dell'uguaglianza.
Questo cittadino, che è un bimbo ubbidiente, perché mamma-stato gli
dà la marmellata o gli compra un regalo, ma è pronto a frignare,
quando non viene accontentato. Questo cittadino, che vede nella
giustizia il vendicatore dei presunti torti subiti, che però egli
stesso si è procurato. Questo cittadino, che non vuole
crescere!
Questa
lunga premessa è utile per capire l'oggi. I sindaci, le burocrazie
comunali; i presidenti regionali, i consigli regionali e le loro
burocrazie; i partiti politici e i movimenti, i sindacati, tutti con
organizzazioni solo apparentemente prive di un controllo
centralizzato; tutte queste cose formano quella che può essere
definita la filiera clientelare.
Ci
sono state e ci sono alcune eccezioni, ma sono troppo lontane dalla
nostra realtà siciliana. Anzi, quando le accertiamo, queste
eccezioni, confessiamo invidia e poi concludiamo che da
noi non possono affermarsi
e non ci rendiamo conto quanto sia poco dignitosa questa
affermazione, che è soltanto la prova della nostra inettitudine o
della nostra pigrizia mentale, quando non pure della nostra
assuefazione all'ubbidienza e del nostro scarso coraggio.
Sarebbe
ora che ci svegliassimo e dessimo torto al Principe di Lampedusa, che
affermava, nel momento della conquista della libertà, che i
Siciliani amano il
sonno
e detestano quanti cercano di svegliarli. Sarebbe ora che gli uomini,
che hanno gusto per la libertà, si facessero avanti e facessero
sentire la loro voce; sarebbe ora che si dichiarassero disponibili a
farsi carico dell'impegno ad amministrare il loro comune e offrissero
ai cittadini una mano per salvarli dalle ottuse agitazioni e per
liberarli da poteri soltanto difensori privilegi.
Sappiano,
infatti, questi cittadini, che difendere i privilegi invece della
giustizia equivale a restare in balia del più forte, al quale
toccherà sempre la fetta più grande a scapito della loro e di
quella dei loro figli.
Liberatevi
finalmente non del ricco, ma della burocrazia e di quella politica
sua alleata.