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domenica 30 ottobre 2016

Catone è il nuovo sindaco di Cefalù

A Cefalù, da quando c'è questa Amministrazione, sapere e creatività sono stati banditi. Ufficialmente regna la felicità, ma la paura vaga per la città, una paura avvertita da tutti. Una paura che non sa fare sentire la sua voce e quando tale voce cerca di venir fuori, essa viene zittita dalle mistificazioni di chi accusa coloro che se ne fanno interpreti di soffrire di una forma di ipercriticismo o di “voler fare politica” - come se fare politica sia un diritto dei soli rappresentanti eletti. A costoro può contestarsi che la loro opinione della democrazia ha un peccato originale: quello di pretendere di essere prescelti a rappresentare i cittadini da chi non “fa politica”; da quelli, cioè, che non possono giudicarli. Questa non è democrazia!
Contestarglielo, però, non serve, se la contestazione non è seguita da una bocciatura elettorale. Ma perché essa possa esserci, è necessaria la partecipazione dei cittadini alla vita politica; soprattutto, è necessario che l'opinione pubblica impari ad avere più consapevolezza dei problemi della realtà che la circonda. Soltanto così gli uomini potranno rendersi conto della frattura esistente fra i propri convincimenti e la propria esistenza; potranno definirsi cittadini, che hanno consapevolezza dei propri principi.
Per la politica nazionale, i cui problemi pretendono, per essere risolti, una capacità d'astrazione e di preparazione oltre la media, questa consapevolezza dei propri principi e del modo più idoneo per affermarli presenta non poche difficoltà. Difficoltà, che possono essere superate grazie all'intermediazione di opinion leaders, che provvedono attraverso la loro parola a semplificare la conoscenza dei problemi della società.
Il punto, allora, è quello di saper scegliere tali intermediari. E chi sono costoro, se non coloro che hanno dimostrato di saper risolvere i problemi del proprio comune? Coloro che, avendo saputo risolvere i problemi della piccola comunità, si sono guadagnata la fiducia dei cittadini, che di quei problemi avevano consapevolezza, scienza e coscienza.
Ecco allora l'importanza di un sindaco e degli amministratori locali. Essi, come il buon padre di famiglia, sono gli interpreti della saggezza, guadagnando la stima dei propri amministrati e, quindi, anche la credibilità per consigliare le scelte elettorali nazionali.
Da alcuni anni purtroppo si sono invertiti i ruoli. I cittadini sono stati convinti, infatti, che per essere un buon sindaco si deve godere di “amicizie” “in alto”, alle quali chiedere finanziamenti, spesso per investimenti che un saggio non farebbe mai. Lentamente questa mentalità ha corrotto la società e i cittadini si sono ritrovati in balia di politici senza principi, ignoranti e talvolta anche materialmente disonesti. E di conseguenza è degenerato anche il livello della classe politica comunale. Adesso è tardi per lamentarsi e accusare i politici scelti di tutte le nefandezze possibili e di egoismo. È tardi per lamentarsi, ma non è tardi per rimediare.
Basta soltanto prendere coscienza dei nostri errori e togliere la nostra fiducia a chi l'ha tradita. Basta fare un esame approfondito degli errori commessi a Cefalù dall'attuale Amministrazione, per non rinnovarla ai suoi uomini alle prossime elezioni amministrative. Suggerendo, magari, di chiedere agli organizzatori del giro ciclistico nazionale una bicicletta per liberare più velocemente il Paese della loro presenza.
Allontanatisi costoro, rivolgersi al nuovo; rivolgersi a coloro che i Romani chiamavano homines novi, perché non solo essi, ma anche i loro avi, non avevano mai ricoperto cariche pubbliche. Questi uomini nuovi non è difficile sceglierli, in un comune dove ci si conosce tutti e dove ognuno conosce i comportamenti dell'altro. Conosce anche i suoi pregi e i suoi difetti, per cui potrà sbagliare soltanto a causa della pigrizia di usare l'intelletto o a causa di una personale rinuncia alla propria dignità di uomo libero.
Vedremo che cosa accadrà.

sabato 29 ottobre 2016

Mandralisca: la Regione risponde "marameo!"


Fermi alla stazione ferroviaria di Cefalù, il Sindaco e il Presidente del Museo, circondati da uno stuolo di amici e sostenitori, aspettano che arrivi il treno da Palermo. Quel treno sul quale viaggia un Assessore regionale con una valigia colma di ben 290.000 euro, da dare al Museo Mandralisca.
La campanella suona con il suo trillo assordante e tutti se ne stanno in silenziosa e ansiosa attesa. Pensano. Pensano al rilancio del Museo, fiore all'occhiello di Cefalù insieme alla Cattedrale. Se qualcuno potesse entrare nella mente di quegli uomini, però, si accorgerebbe che non stanno pensando, ma soltanto fantasticando. Fantasticano sul come pagare i trenta mesi di stipendi arretrati dei dipendenti del Museo, facendo credere, però, che lo si deve a essi e alla loro forza politica; fantasticano su iniziative per il rilancio del Museo e già vedono frotte di turisti salire per le sue scale, dopo aver pagato il biglietto d'ingresso; fantasticano sul numero di novelli sposi, che pagheranno per essere immortalati in foto ricordo davanti all'Ignoto Marinaio, che ne avrà ben donde di sorridere.
Fantasticano, insomma, come fantasticava la bambina di una famosa favola, che recava in testa un paniere con le uova da vendere al mercato e intanto nella sua mente investiva il presunto ricavato, gioendo al pensiero dei suoi futuri grandi acquisti. Camminava e a ogni passo si sentiva sempre più ricca, quando inciampò su una pietra e le uova finirono rotte per terra. Il sogno era finito!
Lo stesso accadde, quando la campanella smise di trillare e il treno apparve, procedendo lentamente e sferragliando. La locomotiva passò davanti alla pensilina, sotto la quale stavano gli ansiosi, e fu seguita dai primi vagoni. I passeggeri, incuriositi da quel numeroso assembramento e dalla presenza di un uomo con una fascia tricolore, se ne stavano affacciati ai finestrini. Quando giunse infine il vagone con l'Assessore affacciato a uno dei finestrini, tutti cominciarono ad avvicinarsi, superando persino la striscia di sicurezza. Il treno sembrava fermarsi, quando l'Assessore, mettendo il pollice sulla punta del suo naso e facendo agitare le altre quattro dita, disse: Cucù! Marameo!
Sembrò un segno convenzionale, perché il treno accelerò e scomparve alla vista degli ansiosi. Ci vollero parecchi minuti prima che uno di loro ritrovasse la parola. Era l'uomo con la fascia, che disse: andiamo! Noi il nostro dovere l'abbiamo fatto. Non è colpa nostra, ma di...Si fermò, perché non aveva trovato ancora un nome per il capro espiatorio.

giovedì 27 ottobre 2016

L'Italia delle mance

L'Italia sembra un grandissimo bar o un altrettanto grande ristorante, dove i politici si siedono a bere e mangiare, lasciando poi una mancia ai camerieri; cioè, ai cittadini, che con le loro tasse hanno servito bevande e pasti. E non solamente servito, ma anche pagato! Eppure in tanti credono di essere stati ripagati correttamente con le mance!
Mi piacerebbe, invece, che essi si considerassero offesi da un simile comportamento dei politici. Certo, molti di loro offesi lo sono e non fanno altro che lamentarsi della politica, ma non sembrano avere le idee chiare su una corretta strategia di liberazione da questa tirannia della disonesta stupidità dei politici e dei loro accoliti o dei loro servi sciocchi burocrati.
Lo dico prima di proseguire: lo so che non c'è in questo momento un'offerta di idonea strategia, ma l'accettarne una non idonea non mi sembra una strategia idonea. Questo fatto dimostra soltanto che, quand'anche ci fosse una proposta di una strategia idonea, in troppi non la riconoscerebbero.
Allora? Se le cose stanno così, è assai difficile che l'Italia si risollevi e che i suoi cittadini la smettano di fidarsi dei ciarlatani, che promettono un futuro, mentre per colpa soprattutto loro muore il presente. Fidarsene equivale a sognare a occhi aperti, con la certezza che al risveglio scopriremo che non è morto soltanto il presente, ma che è nato morto il futuro.
Si tratta di una situazione difficile, che potrà risolversi soltanto a condizione che tutti i cittadini siano disposti ad ammettere i loro errori. Soprattutto l'errore di non aver deciso la scelta dei loro rappresentanti politici con un'attenta riflessione e con la consapevolezza dei veri problemi da risolvere. Senza questa consapevolezza, infatti, la scelta non può non ricadere su chi elargisce la mancia più ricca. Per averne contezza basta riflettere sul perché in prossimità delle elezioni si fanno così numerose le mirabolanti promesse di un ponte sullo Stretto, di finanziamenti milionari, di posti di lavoro, di abolizione di Equitalia eccetera. Tutte solo e soltanto mance! E per essere più sicuri che i cittadini non si vergognino di accettarle, li fanno vivere ormai in un continuo stato precario e nella più totale ignoranza, che stanno cercando di alimentare nei giovani con la loro buona scuola, che buona non è.
Ci sarebbe il cosiddetto nuovo che avanza, il M5S, ma non mi sembra che la sua strategia sia adatta a risolvere i problemi dell'Italia. A meno che non si voglia accettare il suo anti-europeismo come una panacea per tutti i mali e la politica economica di una Kirchner come idonea a salvare l'Italia, dopo che s'è dimostrata nefasta per l'Argentina.
Allora non ci resta che prendere coscienza di che cos'è la democrazia e di che cosa fare per trarne i maggiori vantaggi.
Se democrazia significa “potere del popolo”, essa funzionerà soltanto se il popolo questo suo potere lo eserciterà e non vi rinunzierà in cambio di mance e di cieca fiducia in un capopopolo. Esercitarlo, però, costa quantomeno la fatica di partecipare alla vita pubblica e non guardare ai propri politici come a semidei, dai quali dipende persino il pranzo per sé e per i propri figli; costa la fatica di leggere e quella di ascoltare; costa la fatica di usare il cervello per giudicare se le parole sono o meno soltanto vane promesse; costa la fatica di controllare quotidianamente l'azione amministrativa e politica dei rappresentanti. Costa, infine, il coraggio di sapere correggersi se la precedente scelta è stata un errore, dichiarandolo subito e a viso scoperto a colui che ci ha indotto in errore.
Ecco, questa è la vera democrazia e solo essa potrà salvare il futuro dell'Italia. Tutto il resto altro non è che mistificazione, che copre quell'immondo mondo dell'attuale falsa democrazia.