A
Cefalù, da quando c'è questa Amministrazione, sapere e creatività
sono stati banditi. Ufficialmente regna la felicità, ma la paura
vaga per la città, una paura avvertita da tutti. Una paura che non
sa fare sentire la sua voce e quando tale voce cerca di venir fuori,
essa viene zittita dalle mistificazioni di chi accusa coloro che se
ne fanno interpreti di soffrire di una forma di ipercriticismo o di
“voler fare politica” - come se fare politica sia un diritto dei
soli rappresentanti eletti. A costoro può contestarsi che la loro
opinione della democrazia ha un peccato originale: quello di
pretendere di essere prescelti a rappresentare i cittadini da chi non
“fa politica”; da quelli, cioè, che non possono giudicarli.
Questa non è democrazia!
Contestarglielo,
però, non serve, se la contestazione non è seguita da una
bocciatura elettorale. Ma perché essa possa esserci, è necessaria
la partecipazione dei cittadini alla vita politica; soprattutto, è
necessario che l'opinione pubblica impari ad avere più
consapevolezza dei problemi della realtà che la circonda. Soltanto
così gli uomini potranno rendersi conto della frattura esistente fra
i propri convincimenti e la propria esistenza; potranno definirsi
cittadini, che hanno consapevolezza dei propri principi.
Per
la politica nazionale, i cui problemi pretendono, per essere risolti,
una capacità d'astrazione e di preparazione oltre la media, questa
consapevolezza dei propri principi e del modo più idoneo per
affermarli presenta non poche difficoltà. Difficoltà, che possono
essere superate grazie all'intermediazione di opinion leaders,
che provvedono attraverso la loro parola a semplificare la conoscenza
dei problemi della società.
Il
punto, allora, è quello di saper scegliere tali intermediari. E chi
sono costoro, se non coloro che hanno dimostrato di saper risolvere i
problemi del proprio comune? Coloro che, avendo saputo risolvere i
problemi della piccola comunità, si sono guadagnata la fiducia dei
cittadini, che di quei problemi avevano consapevolezza, scienza e
coscienza.
Ecco
allora l'importanza di un sindaco e degli amministratori locali.
Essi, come il buon padre di famiglia, sono gli interpreti della
saggezza, guadagnando la stima dei propri amministrati e, quindi,
anche la credibilità per consigliare le scelte elettorali nazionali.
Da
alcuni anni purtroppo si sono invertiti i ruoli. I cittadini sono
stati convinti, infatti, che per essere un buon sindaco si deve
godere di “amicizie” “in alto”, alle quali chiedere
finanziamenti, spesso per investimenti che un saggio non farebbe mai.
Lentamente questa mentalità ha corrotto la società e i cittadini si
sono ritrovati in balia di politici senza principi, ignoranti e
talvolta anche materialmente disonesti. E di conseguenza è
degenerato anche il livello della classe politica comunale. Adesso è
tardi per lamentarsi e accusare i politici scelti di tutte le
nefandezze possibili e di egoismo. È tardi per lamentarsi, ma non è
tardi per rimediare.
Basta
soltanto prendere coscienza dei nostri errori e togliere la nostra
fiducia a chi l'ha tradita. Basta fare un esame approfondito degli
errori commessi a Cefalù dall'attuale Amministrazione, per non
rinnovarla ai suoi uomini alle prossime elezioni amministrative.
Suggerendo, magari, di chiedere agli organizzatori del giro
ciclistico nazionale una bicicletta per liberare più velocemente il
Paese della loro presenza.
Allontanatisi
costoro, rivolgersi al nuovo; rivolgersi a coloro che i Romani
chiamavano homines novi,
perché non solo essi, ma anche i loro avi, non avevano mai ricoperto
cariche pubbliche. Questi uomini nuovi non è difficile sceglierli,
in un comune dove ci si conosce tutti e dove ognuno conosce i
comportamenti dell'altro. Conosce anche i suoi pregi e i suoi
difetti, per cui potrà sbagliare soltanto a causa della pigrizia di
usare l'intelletto o a causa di una personale rinuncia alla propria
dignità di uomo libero.
Vedremo
che cosa accadrà.