Fermi alla stazione
ferroviaria di Cefalù, il Sindaco e il Presidente del Museo,
circondati da uno stuolo di amici e sostenitori, aspettano che arrivi
il treno da Palermo. Quel treno sul quale viaggia un Assessore
regionale con una valigia colma di ben 290.000 euro, da dare al Museo
Mandralisca.
La campanella suona con
il suo trillo assordante e tutti se ne stanno in silenziosa e ansiosa
attesa. Pensano. Pensano al rilancio del Museo, fiore all'occhiello
di Cefalù insieme alla Cattedrale. Se qualcuno potesse entrare nella
mente di quegli uomini, però, si accorgerebbe che non stanno
pensando, ma soltanto fantasticando. Fantasticano sul come pagare i
trenta mesi di stipendi arretrati dei dipendenti del Museo, facendo
credere, però, che lo si deve a essi e alla loro forza politica;
fantasticano su iniziative per il rilancio del Museo e già vedono
frotte di turisti salire per le sue scale, dopo aver pagato il
biglietto d'ingresso; fantasticano sul numero di novelli sposi, che
pagheranno per essere immortalati in foto ricordo davanti all'Ignoto
Marinaio, che ne avrà ben donde di sorridere.
Fantasticano, insomma,
come fantasticava la bambina di una famosa favola, che recava in
testa un paniere con le uova da vendere al mercato e intanto nella
sua mente investiva il presunto ricavato, gioendo al pensiero dei
suoi futuri grandi acquisti. Camminava e a ogni passo si sentiva
sempre più ricca, quando inciampò su una pietra e le uova finirono
rotte per terra. Il sogno era finito!
Lo stesso accadde, quando
la campanella smise di trillare e il treno apparve, procedendo
lentamente e sferragliando. La locomotiva passò davanti alla
pensilina, sotto la quale stavano gli ansiosi, e fu seguita dai primi
vagoni. I passeggeri, incuriositi da quel numeroso assembramento e
dalla presenza di un uomo con una fascia tricolore, se ne stavano
affacciati ai finestrini. Quando giunse infine il vagone con
l'Assessore affacciato a uno dei finestrini, tutti cominciarono ad
avvicinarsi, superando persino la striscia di sicurezza. Il treno
sembrava fermarsi, quando l'Assessore, mettendo il pollice sulla
punta del suo naso e facendo agitare le altre quattro dita, disse:
Cucù! Marameo!
Sembrò
un segno convenzionale, perché il treno accelerò e scomparve alla
vista degli ansiosi. Ci vollero parecchi minuti prima che uno di loro
ritrovasse la parola. Era l'uomo con la fascia, che disse: andiamo!
Noi il nostro dovere l'abbiamo fatto. Non è colpa nostra, ma di...Si
fermò, perché non aveva trovato ancora un nome per il capro
espiatorio.
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