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sabato 10 agosto 2013

La "misera paga" degli amministratori

Dire che le somme pagate per gli emolumenti degli Amministratori sono al lordo delle imposte, non significa nulla, almeno con riferimento a ciò che i cittadini pagano, comprendendo tale cifra tanto il netto quanto le imposte. E' la stessa cosa che si verifica nel caso degli operai, che incassano una busta-paga di 1.000,00/11.200,00 euro, ma costano al datore di lavoro oltre 2.000,00 euro.
C'è una sola differenza: nel caso dei pubblici amministratori il datore di lavoro sono i cittadini e per cinque anni a essi non è dato licenziare, se i dipendenti non rendono e persino se causano un danno al sistema produttivo dell'impresa. In verità troppo spesso non osano licenziare neanche alla scadenza dei cinque anni.
Questa differenza comporta pure che i dipendenti-amministratori, quando commettono errori, che causeranno, prima o poi, danni, non risponderanno mai di essi o perché verranno alla luce quando ormai sono fuori dalla politica attiva o perché con un po' di demagogia e con qualche ricorso al TAR ne nasconderanno l'esistenza. Cosa non molto difficile, se si tiene conto della grande diffusione del rifiuto alla comprensione logica da parte dei cittadini.
Ci sono, è vero, i bilanci, ma oggi si vogliono esautorare di competenze e giurisdizioni coloro che li controllano – i magistrati della Corte dei Conti – per conservare la possibilità di scrivervi liberamente numeri figurativi e per gestire il comune come se fosse una res nullius.
Ecco i veri costi della politica! Se gli amministratori fossero più attenti al possibile e all'oculatezza, forse si eviterebbero costi – magari divenuti debiti fuori bilancio – che causano spesso per delirio d'onnipotenza, per fedeltà a verità ideologiche, per incompetenza e persino per un'irresistibile amore per l'inganno, con il quale coprono come con un velo pietoso la loro incomprensibile agitazione.
Sarei disposto a raddoppiare gli emolumenti degli amministratori, se svolgessero meglio il mandato, per il quale sono stati eletti. E, quindi, se i cittadini fossero tutelati da un controllo più stringente degli eletti, come stava per accadere, se la Corte Costituzionale non avesse sentenziato che, perché ci fosse tale controllo, era necessario che la Regione Sicilia recepisse prima la norma. (Un giorno qualcuno dovrà spiegarmi perché lo Statuto, votato prima della Costituzione, fu inserito in questa con la sola opposizione di Luigi Einaudi)
Allora, per concludere, questi emolumenti sono poco o molto?
Sono troppo, se si considera che le decisioni amministrative vengono troppo spesso prese con incompetenza e irresponsabilità – anche da parte di funzionari-dirigenti, che percepiscono spesso un supplemento per l'esercizio della loro incompetenza.
Sono poco, se essi dovessero essere capaci di studiare con impegno ogni problema del Paese e di proporre soluzioni, che non siano o la semplice e ridicola fuga dell'attribuire al passato ogni responsabilità o i palliativi dei circenses. Se essi, cioè, fossero in grado di ripristinare una fede nel futuro della società che amministrano.
Sta a voi lettori controllare con scienza e coscienza e decidere se gli emolumenti siano più o meno meritati.