Il Governo italiano e la
Libia
Oggi il Governo
provvisorio libico viene ricevuto all'ONU, ottenendo così il più
alto riconoscimento internazionale.
Pochi giorni fa Tripoli
ha accolto con tutti gli onori il Premier inglese e il Presidente
francese.
L'ultima attività del
nostro Premier, invece, è la dichiarazione: non disturbiamo
Gheddafi, fatta mentre il popolo libico veniva massacrato
dall'esercito del suo dittatore. Quel dittatore al quale fu baciata
la mano, che già si era sporcata del sangue del suo popolo.
Perché allora
meravigliarci se il nostro Premier non è presente a New York e non
era presente a Tripoli?
E perché meravigliarci
per la perdita della nostra presenza economica in favore proprio
degli Inglesi e dei Francesi, se la nostra è stata in questi mesi
una politica diplomatica ondivaga?
Abbiamo offerto le nostre
basi alla NATO, ma non potevamo farne a meno; abbiamo bombardato le
truppe di Gheddafi; abbiamo appoggiato diplomaticamente le iniziative
anglo-francesi; abbiamo ricevuto i rappresentanti degli insorti e
abbiamo promesso aiuto: abbiamo fatto tutto quel che c'era da fare,
ma non prendendo l'iniziativa, piuttosto subendola. Non soltanto
subendola, ma cercando in tutti i modi di liberarci da ogni impegno.
Si pensi alle dichiarazioni di Bossi, al voto in Parlamento, alle
dichiarazioni degli stessi Ministri della Difesa e degli Esteri e
infine si pensi al ridicolo termine di scadenza posto all'intervento:
si avrà subito la prova di quanto non sia stata ferma e sicura la
nostra politica diplomatica.
Oggi, quindi, paghiamo lo
scotto di essere sgraditi ai Libici, che ricordano i servilismi dei
tanti nostri governanti nei confronti del loro ex dittatore e per
ultimo gli accordi per essere liberati dalle immigrazioni, anche a
costo di riempire le carceri di Gheddafi e persino le fosse comuni.