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giovedì 27 ottobre 2016

L'Italia delle mance

L'Italia sembra un grandissimo bar o un altrettanto grande ristorante, dove i politici si siedono a bere e mangiare, lasciando poi una mancia ai camerieri; cioè, ai cittadini, che con le loro tasse hanno servito bevande e pasti. E non solamente servito, ma anche pagato! Eppure in tanti credono di essere stati ripagati correttamente con le mance!
Mi piacerebbe, invece, che essi si considerassero offesi da un simile comportamento dei politici. Certo, molti di loro offesi lo sono e non fanno altro che lamentarsi della politica, ma non sembrano avere le idee chiare su una corretta strategia di liberazione da questa tirannia della disonesta stupidità dei politici e dei loro accoliti o dei loro servi sciocchi burocrati.
Lo dico prima di proseguire: lo so che non c'è in questo momento un'offerta di idonea strategia, ma l'accettarne una non idonea non mi sembra una strategia idonea. Questo fatto dimostra soltanto che, quand'anche ci fosse una proposta di una strategia idonea, in troppi non la riconoscerebbero.
Allora? Se le cose stanno così, è assai difficile che l'Italia si risollevi e che i suoi cittadini la smettano di fidarsi dei ciarlatani, che promettono un futuro, mentre per colpa soprattutto loro muore il presente. Fidarsene equivale a sognare a occhi aperti, con la certezza che al risveglio scopriremo che non è morto soltanto il presente, ma che è nato morto il futuro.
Si tratta di una situazione difficile, che potrà risolversi soltanto a condizione che tutti i cittadini siano disposti ad ammettere i loro errori. Soprattutto l'errore di non aver deciso la scelta dei loro rappresentanti politici con un'attenta riflessione e con la consapevolezza dei veri problemi da risolvere. Senza questa consapevolezza, infatti, la scelta non può non ricadere su chi elargisce la mancia più ricca. Per averne contezza basta riflettere sul perché in prossimità delle elezioni si fanno così numerose le mirabolanti promesse di un ponte sullo Stretto, di finanziamenti milionari, di posti di lavoro, di abolizione di Equitalia eccetera. Tutte solo e soltanto mance! E per essere più sicuri che i cittadini non si vergognino di accettarle, li fanno vivere ormai in un continuo stato precario e nella più totale ignoranza, che stanno cercando di alimentare nei giovani con la loro buona scuola, che buona non è.
Ci sarebbe il cosiddetto nuovo che avanza, il M5S, ma non mi sembra che la sua strategia sia adatta a risolvere i problemi dell'Italia. A meno che non si voglia accettare il suo anti-europeismo come una panacea per tutti i mali e la politica economica di una Kirchner come idonea a salvare l'Italia, dopo che s'è dimostrata nefasta per l'Argentina.
Allora non ci resta che prendere coscienza di che cos'è la democrazia e di che cosa fare per trarne i maggiori vantaggi.
Se democrazia significa “potere del popolo”, essa funzionerà soltanto se il popolo questo suo potere lo eserciterà e non vi rinunzierà in cambio di mance e di cieca fiducia in un capopopolo. Esercitarlo, però, costa quantomeno la fatica di partecipare alla vita pubblica e non guardare ai propri politici come a semidei, dai quali dipende persino il pranzo per sé e per i propri figli; costa la fatica di leggere e quella di ascoltare; costa la fatica di usare il cervello per giudicare se le parole sono o meno soltanto vane promesse; costa la fatica di controllare quotidianamente l'azione amministrativa e politica dei rappresentanti. Costa, infine, il coraggio di sapere correggersi se la precedente scelta è stata un errore, dichiarandolo subito e a viso scoperto a colui che ci ha indotto in errore.
Ecco, questa è la vera democrazia e solo essa potrà salvare il futuro dell'Italia. Tutto il resto altro non è che mistificazione, che copre quell'immondo mondo dell'attuale falsa democrazia.

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